La Resistenza e la montagna
Durante gli anni del regime fascista, l’andare in montagna aveva subìto una forte politicizzazione, tesa a identificare nell’alpinista un possibile uomo nuovo. Da un lato il fascismo incentivò la frequentazione della montagna come luogo di una diffusa pratica sportiva, tesa a formare una massa di alpinisti capaci di trasformarsi in guerra in valorosi alpini. Dall’altro lato il regime favorì anche a livello propagandistico un’élite di scalatori capaci di compiere prime ascensioni di estrema difficoltà e di portare l’alpinismo italiano ai vertici internazionali. Secondo queste finalità, a partire dal 1927 il Cai iniziò a subire una serie di intromissioni e di attacchi alla sua tradizione liberale, prima fra tutte il suo inserimento coatto nel Comitato olimpionico nazionale italiano, avvenuto nel febbraio del 1927.